FAQ


Frequently Asked Question 
Questioni che ci vengono poste di frequente su questa forma di azione

UN'AZIONE TROPPO LEGGERA? 
Anche solo un giorno di astensione dal cibo, almeno nell'esperienza diretta di chi propone questa azione, offre opportunità inaspettate. 
Per fare un esempio: spesso al primo sentore di fame ci affrettiamo a mangiare, come se quella vaga sensazione di vuoto allo stomaco dovesse in breve tempo portarci allo svenimento. Tenendo invece ferma per qualche ora la nostra scelta di astensione dal cibo, per molti tale sensazione si riduce, sentendo subentrare un senso di concentrazione e di calore: l'organismo non è più affaticato dal lavoro di elaborazione ed immagazzinamento di nuova energia; si limita ad attingere a quella già accumulata nel corpo e può concentrarsi al meglio su quello che fa. 
Anche un'azione come bere un bicchiere d'acqua, elementare ed essenziale nei digiuni, acquista una forza insolita.
Naturalmente niente a che vedere con la vera fame; ma molto a che vedere con il modo nevrotico di mangiare che in molti adottiamo e che lo "sviluppismo" vorrebbe sempre in espansione. Proprio sul terreno dei nostri consumi siamo dunque più liberi di quel che pensavamo.
Un piccolo passo -o meglio un piccolo intervallo- ma concreto e preciso; uno dei molti modi per iniziare il cambio di direzione ormai necessario; per assumersi in prima persona una seria sfida a questo modello di sviluppo; per scendere da quel treno che corre troppo veloce e con sempre crescente "rumore" verso lo schianto sull'invalicabile Picco di Hubbert, termine corsa per i vecchi modelli di produzione e di trasporto basati sul petrolio.

UN'AZIONE TROPPO DILUITA?

La gradualità di un'azione "leggera" non è rinuncia a gradi di impegno più intensi ed efficaci; offre invece a molti l'occasione di avvicinarsi a una pratica come il digiuno, da cui di solito ci si tiene lontani perchè sentita come troppo impegnativa. 
Proprio questa gradualità consente di trovare insieme e affiancare al digiuno altre forme di riduzione dei consumi che ci soffocano in  questo modello sbagliato; ad es.: sciopero dell'auto, dei giornali e dei media... ognuno secondo le sue priorità e dandoci reciproco sostegno e visibilità. Riduzioni che, come l'astensione dal cibo, permettano di "riprenderci spazio e tempo" per provare altre modalità di essere e relazionarsi "in profondità".

UN'AZIONE CHE SA "DI CHIESA" O "DI PANNELLA"?
La tradizione dei digiuni ha ben altra ampiezza geografica e storica delle applicazioni che possono venire in mente perchè a noi più vicine spazialmente e temporalmente.
La varietà delle estrazioni culturali di chi ha organizzato e dei primi aderenti a questa azione ci garantiscono di non essere riducibili in maniera univoca ad una delle suddette matrici, che ci limitiamo a rispettare. 
Speriamo di non cadere nell'errore di "diluire" l'esempio di chi nella storia ha assunto la pratica dell'astensione dal cibo nella sua più impegnativa accezione: dall'esempio di Gandhi un secolo fa alle coraggiose esperienze di pochi mesi fa in val di Susa (cfr. video1 e video2).
Anche per questo preferiamo parlare di "digiuno" anzichè del più impegnativo "sciopero della fame".

UN'AZIONE  POCO VISIBILE?
La formula della staffetta "tende" un filo attraverso le settimane, come un "orizzonte prossimo" su cui stendere le nostre diverse sensibilità e culture, per concentrarci su di esse e cercare insieme nuove e più visibili modalità di azione nonviolenta. 
Se ci si limita alla staffetta il rischio è effettivo, soprattutto nel panorama mediatico con cui dobbiamo fare i conti.
Ma a questo filo sarebbe necessario agganciare poco a poco altre cose per dargli visibilità: oltre alle suddette forme di riduzione dei consumi anche azioni come flash mob o eventi pubblici come conferenze, concerti e ogni altra cosa che possa farci ritrovare per dare, ognuno a suo modo, sostegno alla Val di Susa. 
Non si vorrebbe tirare questo filo troppo per le lunghe; solo il tempo sufficiente per aggregare un numero significativo di persone.
Quindi non si pensa a una forma blanda e comoda per noi e gradita al potere, ma piuttosto una progressione nonviolenta che coinvolga quante più persone.
Invitiamo tutti ad esporre i propri punti di vista, proposte ed esperienze in questo blog, che speriamo diventi un diario dell'esperienza ricca che stiamo vivendo. 
Un diario che raccolga le piccole gocce di ognuno facilitando il lavoro dei giornalisti che prima o poi si stancheranno di riferire solo di incidenti o di stanche litanie del potere e si riapproprieranno del loro mestiere: cercare e raccontare le notizie; ciò che di veramente nuovo accade.

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